La CGIL, attraverso il Comitato di Garanzia Interregionale Centro, ha respinto l’esposto disciplinare, presentato da un iscritto, contro la dirigente Francesca Nurra. La motivazione è assurda su due fronti: da un lato si parla di tardività, dall’altro si sostiene che Nurra non sia sanzionabile per il licenziamento. Una decisione che mostra come il sindacato abbia ormai perso completamente la direzione, ignorando principi essenziali di giustizia, trasparenza e responsabilità.
L’esposto disciplinare era stato presentato tempestivamente, meno di due settimane dopo la conoscenza della sentenza definitiva della Corte d’Appello di Cagliari (sentenza n.119/2024). Questa sentenza ha confermato l’illegittimità del licenziamento di Antonio Rudas. Nonostante ciò, il Comitato ha sostenuto il contrario, calpestando palesemente il regolamento interno che stabilisce un termine di sei mesi dalla conoscenza dei fatti. Ma non solo: così facendo, la CGIL si espone a ulteriori azioni giudiziarie, perché la reiterazione di accuse già dichiarate infondate dalla magistratura, in sentenze passate in giudicato, costituisce un grave reato perseguibile per legge.
Questa non è una scelta isolata, ma parte di una più ampia strategia della CGIL per coprire gravissime responsabilità interne. Ne è un esempio evidente la comunicazione del segretario regionale Fausto Durante, che ha provato a negare la sconfitta giudiziaria dichiarando: “la CGIL ha perso sul metodo, non sul merito”. In realtà, il sindacato è stato dichiarato soccombente soprattutto sul merito, con accuse giudicate infondate dai tribunali.
La vicenda ha un risvolto inaccettabile: nonostante l’evidenza delle sentenze definitive, Francesca Nurra e altri dirigenti coinvolti continuano a ricoprire tranquillamente i loro ruoli. La CGIL sembra legittimare l’impunità di dirigenti responsabili di licenziamenti illegittimi, causando gravi danni morali e reputazionali alle vittime. Questa posizione è una vergogna che tradisce tutti i principi che il sindacato dovrebbe difendere.
È evidente che la CGIL evita ogni sanzione contro Francesca Nurra, per non finire col dover coinvolgere Maurizio Landini, già bocciato in tribunale. Intanto, attorno a Landini e ai suoi fedelissimi, si è costruita un’immunità interna che pare pronta a trasformarsi in una più comoda versione parlamentare. Si mormora infatti che il segretario stia preparando il grande salto da megafono a microfono istituzionale, con un posto alla Camera o al Senato, sperando che qualche voto ben piazzato lo protegga più di quelle tessere sindacali che molti lavoratori ormai stracciano, delusi da promesse puntualmente disattese e dalle sceneggiate nei palchi e nelle piazze sempre più vuote.
Noi, come gruppo che ha dato vita a questo sito, non faremo un solo passo indietro. Nei prossimi giorni avvieremo nuove azioni. Dimostreremo che la CGIL, a ogni livello, agisce con ipocrisia, tradendo i suoi stessi principi fondativi. La nostra lotta per la verità e la giustizia continuerà fino a quando sarà necessario.