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L’opinione
8 Febbraio 2025
Un lavoratore con una bandiera rossa in un campo di grano, con turbine eoliche sullo sfondo. L'immagine rappresenta il conflitto tra progresso industriale e diritti dei lavoratori, evocando temi di lotta sindacale e transizione energetica.
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CGIL Sarda, senza credibilità non c’è  rinascita

Un sindacato screditato può davvero parlare di rinascita?

Il 20 febbraio, a Sassari, si terrà un convegno per celebrare il 75° anniversario del Congresso del Popolo Sardo, l’evento che diede impulso alla Legge di Rinascita, segnando un momento cruciale per il futuro economico e sociale della Sardegna. Oggi, però, l’isola e l’intero Paese affrontano una crisi esistenziale, che non è solo economica e sociale, ma di un intera classe dirigente di sinistra assorbita anch’essa nel sistema. In questo fosco scenario la CGIL ha ancora la credibilità per parlare di rinascita?

Quando il sindacato era dalla parte dei lavoratori

Negli anni ’50 e ’60 la Sardegna lottava per costruire un futuro dignitoso per i suoi lavoratori. Il Congresso del Popolo Sardo del 1950 segnò un punto di svolta storico: la CGIL e il PCI, sostenuti dai lavoratori, imposero l’approvazione della Legge di Rinascita, un piano ambizioso per lo sviluppo economico e industriale dell’isola. Quella CGIL lottava davvero per i diritti dei lavoratori.

All’epoca, i sindacalisti si battevano sul campo, partecipavano agli scioperi veri, affrontavano i padroni senza paura. Conquistarono aumenti salariali, condizioni di lavoro più dignitose e una rappresentanza forte. Nulla di paragonabile alla CGIL attuale, che ha voltato le spalle agli ultimi, facendosi rappresentare da uomini incapaci come Maurizio Landini e Fausto Durante.

La gestione Durante: un sindacato per pochi, non per i lavoratori

Tra i relatori dell’evento c’è Fausto Durante, segretario generale della CGIL Sardegna. Un dirigente “continentale” imposto dall’alto, senza alcun legame con il territorio. Dopo la devastante gestione di Michele Carrus, molti speravano in un cambiamento. Invece, Durante non é riuscito nemmeno a bonificare le stanze della sede centrale. Infestata da figure come Francesca Nurra, prive di competenza ma solerti nel reprimere il dissenso. Chi osa mettere in discussione le loro decisioni viene emarginato, ostracizzato e persino licenziato. Questo non è sindacato, è gestione padronale sotto mentite spoglie.

La CGIL: da difensore dei lavoratori a complice del potere globalista

Oggi la CGIL non sta più dalla parte di chi lavora, ma di chi calpesta il mondo e la nostra povera Italia, sempre meno sovrana. Da un lato, si presenta come paladina dei diritti; dall’altro, firma contratti collettivi con aumenti ridicoli, condannando gli operai alla precarietà, mentre i suoi dirigenti vivono tra privilegi e stipendi da burocrati di lusso.

Negli anni ’50, i leader sindacali rischiavano in prima persona, guidavano le lotte, si scontravano con il potere per difendere chi produce la ricchezza del Paese. Oggi, la CGIL è una macchina burocratica autoreferenziale, buona solo a commemorare il passato, ma senza una valida visione del futuro.

La distanza tra il sindacato e la realtà è abissale. Le vertenze quando non vengo chiuse per un nulla, e al ribasso, sono comunque gestite con superficialità, la base ormai sgretolata e divisa, si sente sempre più tradita.

Prima di parlare di rinascita, la CGIL dovrebbe ripulirsi

Se c’è un filo conduttore tra il Congresso del 1950 e oggi, dovrebbe essere l’idea di rinascita. Allora, si lavorò per un futuro migliore. Oggi servirebbero istituzioni e movimenti capaci di affrontare le sfide reali con proposte concrete.

Ma la CGIL, così com’è, non può parlare di rinascita. Deve prima liberarsi di chi l’ha trasformata in un feudo di burocrati benestanti. 

Fino ad allora, la sua presenza agli eventi storici sarà solo una farsa, un tentativo disperato di appropriarsi di battaglie che nei fatti ha tradito.

La Sardegna, un’isola stanca di essere ingannata

Ai sardi girano le pale, e non solo per il vento. Non bastano le sciagurate decisioni dei governanti di ogni colore politico, che con la scusa della transizione energetica stanno preparando una nuova devastazione del territorio. A peggiorare la situazione c’è anche la CGIL di Durante, che invece di difendere il futuro, asseconda questo scempio, mostrando ancora una volta il suo vero volto: quello di un sindacato ingannevole, complice del potere e delle speculazioni.

Fausto Durante, fai le valigie

I lavoratori sardi non hanno bisogno di un burocrate calato dall’alto, che si gode i privilegi del suo ruolo senza rispondere ai bisogni reali di chi fatica ogni giorno. Dovrebbe rendere pubblica la sua busta paga, documentare quanto spende in viaggi, trasferte e ristoranti, e quanto ne fa spendere agli altri ogni volta che si muove in inutili iniziative. Come quella vergognosa tenuta recentemente proprio a Sassari. 

Durante deve chiarire se il trattamento che riceve è lo stesso che viene garantito ai lavoratori che dovrebbe rappresentare. La trasparenza non è un favore, è un dovere. Eppure se ne guarda bene di rispondere agli iscritti che chiedono delucidazioni, tenendo ben nascosti i conti e le spese dell’organizzazione.

Fausto, dove sono i bilanci della CGIL?

Serve un sindacato che torni a essere la voce e la forza dei lavoratori, potendo guardarli in faccia. Invece, che fa? Non rispetta nemmeno le regole che si dà. Dove sono i bilanci della CGIL Sarda e quelli della CGIL di Sassari? Possibile che gli iscritti non vengano messi a conoscenza di come vengono spesi i soldi delle loro tessere?

Di che Rinascita vuole parlare questo signore se si rifiuta persino di rispettare lo Statuto della CGIL? Non è forse ora di introdurre regole vere, non di facciata? L’uguaglianza e la democrazia non possono più essere parole vuote.

Fausto Durante e Maurizio Landini dovrebbero porsi una domanda: perché i dirigenti sindacali guadagnano molto di più dei lavoratori che rappresentano? Se avesse il coraggio di dare una risposta e iniziasse a dare l’esempio, invece di emulare Michele Carrus, allora forse saremmo pronti a sostenerlo.

Perché di una vera rinascita c’è bisogno. Ma deve partire dal sindacato stesso. Solo così potrà recuperare la fiducia e il rispetto di chi ogni giorno affronta sacrifici veri. Ma ha già dimostrato doppiezza e mediocrità. meglio sarebbe se si facesse da parte.

AUTORE CGL
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