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16 Settembre 2024
un calcio al pallone
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Finge di essere malato per giocare a pallone: licenziato

Un dipendente dell’EAV, azienda di trasporti campana, è stato licenziato per aver simulato una malattia per partecipare a una partita di calcio. La Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento, applicando le norme vigenti. Ma a mio avviso tale modus operandi solleva interrogativi su quanto questa decisione sia giusta anche dal punto di vista sociale e morale.

Rieducazione, non punizione

La nostra Costituzione prevede che la pena, anche per i detenuti, abbia una funzione rieducativa. Perché questo principio non dovrebbe valere anche per i lavoratori? Licenziare un dipendente non solo lo priva del suo reddito, ma può causare serie difficoltà alla sua famiglia. Un’alternativa più costruttiva sarebbe introdurre percorsi di rieducazione, che includano corsi di formazione e di educazione civica, accompagnati dalla sospensione temporanea della retribuzione, ma non del lavoro. Invece di perdere del tutto il salario, una parte di esso potrebbe essere temporaneamente destinata a un fondo di garanzia, contribuendo così anche alla collettività.

Questa misura non sarebbe solo più umana, ma anche economicamente vantaggiosa. Evitando il licenziamento, lo Stato risparmierebbe sui costi dei sussidi di disoccupazione. Inoltre, il lavoratore non sarebbe estromesso dalla società, ma avrebbe l’opportunità di correggere i suoi errori e rientrare nel sistema produttivo, migliorato da una nuova consapevolezza dell’etica lavorativa.

Controllo medico e responsabilità

Un altro punto fondamentale riguarda il ruolo dei medici. Se l’azienda sospetta che una malattia certificata sia falsa, dovrebbe rivolgersi a una commissione di medici legali piuttosto che a investigatori privati. Questa commissione avrebbe il compito di verificare la correttezza della diagnosi. Se si riscontrassero errori o negligenze, il medico responsabile dovrebbe essere sanzionato. Tale sistema, oltre a garantire un controllo più rigoroso, ridurrebbe l’assenteismo, poiché i medici sarebbero più attenti nel certificare malattie inesistenti.

Lentezza della giustizia: costi e paradossi

Il caso del dipendente EAV ha richiesto sette anni per una sentenza definitiva. Questo rappresenta un paradosso: mentre si combatte l’assenteismo per ridurre i costi economici, la lentezza della giustizia crea altre inefficienze. La macchina giudiziaria diventa più lenta e costosa, gravando ulteriormente sul sistema economico.

Risparmio sui sussidi e vantaggi per la comunità

Evitare il licenziamento e applicare la sospensione della retribuzione offrirebbe benefici alla comunità su più fronti. Lo Stato risparmierebbe sui sussidi, il numero di falsi certificati medici calerebbe e i lavoratori rimarrebbero attivi, inseriti in un percorso di recupero. Questo tipo di approccio non solo sarebbe economicamente più sostenibile, ma favorirebbe una società più giusta e coesa.

Conclusioni

L’introduzione di un sistema di rieducazione progressiva con la sospensione della retribuzione, corsi di formazione, educazione civica e controllo medico legale, offrirebbe un’alternativa più equa al licenziamento. Questo approccio renderebbe il sistema più efficiente e giusto, riducendo il carico sui tribunali e promuovendo una società in cui il lavoratore ha l’opportunità di correggere i propri errori, senza subire traumi irreparabili.

AUTORE CGL
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