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Fondi pubblici ai sindacati, L’opinione
15 Ottobre 2025
Operai al lavoro e pubblico al cinema, simbolo dell’uso dei fondi pubblici in Sardegna
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La CGIL Sarda usa fondi pubblici per il cinema

Nel 2021, mentre la Sardegna cercava ancora di rialzarsi dalla pandemia, con fabbriche ferme, turismo in ginocchio e migliaia di lavoratori in cassa integrazione, la CGIL Sarda trovò modo di partecipare alle Giornate del Cinema del Mediterraneo di Iglesias. Un evento culturale interessante, ma pagato impropriamente anche con i fondi pubblici destinati allo sviluppo economico e sociale dell’isola. Un altro episodio che dimostra quanto il sindacato fatichi ad occuparsi dei veri bisogni dei lavoratori e si preoccupi maggiormente di trovare ogni modo possibile per fare cassa.

La doppia anomalia

Dietro l’evento culturale si nasconde un meccanismo che ha poco a che fare con la trasparenza. Le Giornate del Cinema del Mediterraneo del 2021 sono state sostenute due volte con denaro pubblico, una in modo diretto, l’altra in modo indiretto, ma sempre a spese dei cittadini.

Da una parte, la Regione Sardegna ha concesso il patrocinio istituzionale al festival, un’iniziativa che rientra tra quelle normalmente sostenute con fondi pubblici per la promozione culturale, regolati dalla Legge Regionale 15/2006, dedicata a festival e rassegne cinematografiche.


Dall’altra, la CGIL Sarda ha partecipato allo stesso evento inserendolo nel rendiconto ufficiale presentato alla Regione Sardegna e facendosi rimborsare la spesa come attività per lo sviluppo economico e sociale dell’isola, ai sensi della L.R. 31/78, quindi attraverso i fondi destinati al lavoro che la Regione le versa. Una legge nata per sostenere studi e progetti orientati allo sviluppo economico e sociale, non certo per finanziare o sponsorizzare iniziative di carattere culturale.

Il risultato è una doppia anomalia: la Regione sostiene un evento che promuove la cultura cinematografica e, contemporaneamente, finanzia con altri fondi un sindacato che si limita a comparire tra i partecipanti, presentando l’iniziativa come attività per lo sviluppo. Così, i contribuenti finiscono per pagare due volte la stessa manifestazione, una prima volta finanziando chi la organizza, una seconda volta finanziando chi si attribuisce parte del merito.

La legge e lo spirito traditi

La Legge Regionale 31/78 fu approvata per sostenere le organizzazioni dei lavoratori nelle attività che dovrebbero avere a che fare con lo sviluppo, non certo per coprire spese di rappresentanza o di immagine.

Le direttive attuative del 1996 furono chiare: i contributi possono essere concessi solo per la partecipazione ai programmi di sviluppo economico previsti dalla legislazione nazionale e regionale, per studi e ricerche finalizzati al superamento dei problemi economici e sociali della Sardegna.

Dentro questo perimetro, un festival cinematografico, per quanto dedicato al tema del lavoro, non trova alcuna giustificazione. È un’iniziativa culturale legittima, ma che non ha nulla a che fare con il vero ruolo del sindacato, né con la missione per cui quella legge fu concepita.

Rispetto per chi paga

Non spetta a noi stabilire se il comportamento della CGIL Sarda sia formalmente illegittimo.
Ma una cosa è evidente: i contribuenti e i lavoratori sardi non possono certo essere soddisfatti nel vedere come vengono impiegati i fondi pubblici che dovrebbero sostenerli attraverso la creazione di posti di lavoro.

Nel 2021 la Sardegna attraversava una crisi occupazionale profonda. In quel contesto, finanziare direttamente o indirettamente, un evento cinematografico, pur dedicato al tema del lavoro, appare una scelta discutibile. Un’iniziativa apprezzabile sul piano storico e culturale, certo, ma che non ha nulla a che fare con lo sviluppo concreto, sociale ed economico dell’isola, né con le finalità per cui la L.R. 31/78 era stata creata.

Eppure, invece di difendere davvero chi lavora, il sindacato preferisce moltiplicare passerelle e apparizioni. Un modo elegante per stare sotto i riflettori, ma lontano da chi, ogni giorno, si sporca le mani per portare a casa il pane.

Ed è proprio questo il contrasto più amaro: mentre sullo schermo scorrono le immagini della grande epopea operaia, quella fatta di dignità, fatica e sacrificio, fuori dal cinema i sindacalisti di oggi sembrano aver dimenticato tutto. Il festival celebra la memoria di chi costruiva il futuro con le proprie mani, ma chi ne parla oggi lo fa con le mani infilate nelle tasche dei lavoratori e dei contribuenti sardi.

AUTORE CGL
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