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L’opinione
14 Giugno 2025
Il segretario della CGIL, Maurizio Landini, in giacca e occhiali, punta il dito mentre parla. Un lavoratore con un caschetto protettivo, in ginocchio e con il capo chino è sottomesso al vero volto della CGIL
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Landini, il volto del sindacato alla deriva

La sconfitta referendaria ha lasciato il segno, e non solo sulla pelle dei lavoratori, che ancora una volta si sono ritrovati a mani vuote. Anche la società civile si interroga sull’utilità del sindacato, sul reale funzionamento democratico della CGIL. Vediamo il perché di questa situazione. Il capo della CGIL, dopo l’esito negativo sancito impietosamente dalle urne, non ha esitato a puntare il dito. Ha ripetuto che l’Italia ha un grave problema di deficit democratico.

Questa dichiarazione forte per quanto veritiera, non tiene però conto che lui stesso é parte del problema che denuncia, stride con le sue mancate dimissioni. Landini ha rigettato ogni ipotesi di passo indietro, scaricando le responsabilità della sconfitta sull’intera organizzazione. Evidentemente per lui la democrazia funziona fino a quando non mette in discussione la sua poltrona e tutti i privilegi che ne conseguono.

È un paradosso evidente. Solleva non pochi interrogativi sulla reale interpretazione dei processi democratici interni al sindacato. Se la battosta referendaria è figlia di una responsabilità collettiva, ci si chiede quando e come gli iscritti alla CGIL siano stati chiamati a compiere questa scelta “strategica”. In verità la vicenda impone una riflessione profonda sulla coerenza dei dirigenti e sulle dinamiche decisionali nella più grande confederazione sindacale Italiana.

La leadership di Landini lascia interdetti

Di fronte alla pressante richiesta di dimissioni, Landini ha risposto perentorio: “non ci penso nemmeno”. dichiarando che la responsabilità della sconfitta è dell’intera struttura sindacale ha superato il limite della decenza. Questa posizione appare in netto contrasto con il ruolo di leadership che il segretario generale riveste, e lascia interdetti per la totale assenza di buona fede e logica. Tradizionalmente, la figura apicale si assume il peso delle decisioni e delle conseguenze che ne derivano. Questa suo dire oltre a mascherare l’incapacità di fare i conti con la realtà, mette in evidenza una totale assenza di umiltà. La sua arroganza ed insensibilità profonda verso le persone che gli pagano lo stipendio con le tessere, é semplicemente disgustosa.

I lavoratori meriterebbero perlomeno un po’ di rispetto e chiarezza, ed ora anche tutti gli elettori, che hanno espresso il loro volere sia attivamente che passivamente. Infatti, con il fallimento prevedibilissimo del suo referendum, sono stati gettati al vento i soldi degli iscritti al sindacato e quelli dei contribuenti per oltre 400 milioni di euro. A questo punto é più che lecito domandarsi il motivo per il quale certe cose possano accadere. Perché chi detiene il timone di questa barca sgangherata che fa acqua da tutte le parti, ha scelto fin dall’inizio di mandarla alla deriva.

Qualcuno prima o poi dovrà necessariamente interrogarsi a fondo sui meccanismi “democratici” interni che muovono questa organizzazione. Una cosa é certa, Maurizio Landini sta rottamando la CGIL, rendendola sempre più indigeribile agli occhi dei lavoratori e del popolo Italiano. In sole 24 ore dall’esito del voto più di duemila lavoratori hanno scaricato dal nostro sito il modulo per cancellarsi dal sindacato. Dal 16 ottobre scorso hanno disdetto l’adesione più di 41.000 mila.

Landini in confronto con un altro rottamatore, Renzi il gatto che gioca col topo.

Il recente confronto televisivo tra il capo della CGIL e Matteo Renzi, ha messo in luce un’incoerenza lampante nel sindacato. L’ex presidente del consiglio ha contestato, purtroppo a ragione, l’utilità del referendum. Referendum incredibilmente sostenuto proprio da quei partiti che hanno voluto le leggi che Landini ha fatto credere di voler abrogare. Renzi ha argomentato: il vero problema dei lavoratori sono i salari troppo bassi. Inoltre ha chiesto come mai la CGIL licenzia ingiustamente i suoi dipendenti e non li reintegra nemmeno quando il giudice la condanna. Landini, spiazzato, ma aiutato dal conduttore della trasmissione, ha svincolato cambiando discorso. Renzi, sornione, ha rincarato la dose giocando con lui come il gatto col topo. 

Ha ricordato che la CGIL si era persino opposta all’introduzione del salario minimo, e che lo aveva fatto proprio quando lui lo proponeva. La replica di Landini è stata quella di un pugile completamente suonato, tanto sorprendente quanto rivelatrice. Si è dichiarato favorevole al salario minimo, ed ha scaricato la responsabilità su chi lo aveva preceduto. 

Così facendo ha dato prova di tutta la sua meschinità. Ha reso evidente quanto già sapevamo, non gli sta per nulla a cuore la credibilità della CGIL, la sua storia e la sua coerenza. Landini si prende cura solo della sua immagine, tutta protesa verso il campo della politica che lo attende per il grande salto. Terreno che sta seminando, come abbiamo visto, a spese dei contribuenti. In effetti la segretaria generale Susanna Camusso aveva respinto il salario minimo, ė anche grazie a lei se oggi il suo successore può firmare contratti da fame a 5 euro l’ora. Ma il punto che stiamo cercando di mettere a fuoco é un altro: che pesce é questo Maurizio Landini che continua a nuotare nel torbido mare della rappresentanza tradita?

In CGIL non c’è vera democrazia

La sua dichiarazione sul salario minimo svela una dinamica interna miserevole. Non è solo un cambio di rotta rispetto alla Camusso, ma la prova che la CGIL non é effettivamente democratica. Landini, nel tentativo maldestro di respingere gli affondi di Renzi, lo ha ammesso senza nemmeno rendersene conto: La decisione importante contro il salario minimo, era dunque nelle mani del segretario generale che lo ha preceduto. Questo implica quanto sia vero ciò che da tempo denunciamo come gruppo che ha dato vita a questo sito. Nato a seguito delle espulsioni illegittime di alcuni dirigenti sindacali che si sono opposti proprio a questa deriva democratica.

Ormai le scelte importanti della CGIL vengono dettate da un’unica figura a tutti i livelli, quella che fa parte della struttura di riferimento, territoriale o nazionale che sia. Così un segretario di categoria, di camera del lavoro o delle CGIL regionali, può fare quasi tutto ciò che vuole a patto che rispetti l’autorità del capo che gli sta sopra. Landini era nella stessa segreteria della Camusso, eppure, a suo dire, non poté far valere la sua posizione nemmeno su un aspetto così importante e dirimente come quello che riguarda il salario dei lavoratori. 

La cosa rende ancora più stridente la disastrosa situazione attuale. Landini parla della responsabilità collettiva per la sconfitta referendaria pur sapendo che il vero responsabile é lui. Pura ipocrisia: se decide uno solo, perché le responsabilità dovrebbero essere di tutti? Landini é comunista per convenienza, un opportunista politicamente e culturalmente non attrezzato. Un personaggio teatrale che fa dell’incazzatura, di cui si veste nelle piazze e nei salotti televisivi, una leva per sollevare l’attenzione di una classe operaia ormai estinta. 

L’immagine che emerge è chiara. Quella di un’organizzazione allo sbando che, proprio grazie all’incapacità del suo leader attuale, non riesce più a nascondere la verità. La CGIL é un soggetto falsamente democratico, cosa che come gruppo continueremo a dimostrare.

Espulsioni e licenziamenti: la CGIL contro i suoi stessi principi

Per rafforzare questa nostra tesi, riportiamo un fatto ancor più grave e clamoroso. Landini in persona è stato recentemente sconfitto in tribunale. Infatti la CGIL aveva espulso illegalmente tre dissidenti. Lo ha fatto persino senza garantire loro il diritto alla difesa. Ha violato apertamente norme statutarie e principi democratici fondamentali. Non solo: uno dei tre è stato anche licenziato dalla CGIL stessa. Ebbene, un giudice, con una sentenza passata in giudicato, ha dichiarato quel licenziamento illegittimo. La CGIL, in base alla legge in vigore che voleva abrogare col referendum, poteva scegliere di reintegrarlo. Ha deciso di non farlo. Questo è un colpo durissimo alla sua credibilità. Cosa dire di più? È la magistratura a certificare: la CGIL agisce in modo anti democratico ed ingiusto.

Democrazia interna: gli iscritti della CGIL non hanno peso

Se è proprio Landini a dire in TV come stanno le cose, é quindi accertato che le questioni importanti in CGIL vengono decise dal segretario generale. Allora, che ruolo hanno davvero gli iscritti? Se la parola del leader è così determinante come per il salario minimo? Perché non si svolgono referendum interni alla luce del sole, facendo votare coloro che dovrebbero essere gli interessati ed i veri decisori?

Invece di proporre referendum esterni si iniziasse ad agire democraticamente già dall’interno. Per dare vita a delle vere battaglie sindacali serve un percorso di effettivo coinvolgimento consapevole di tutti i lavoratori. I quesiti referendari che coinvolgono i cittadini senza riflettere la volontà della base sindacale, sono una comoda scorciatoia per scaricare le responsabilità. La CGIL non dovrebbe forse dare l’esempio facendo il proprio mestiere contrattando condizioni migliori per i lavoratori? Chi impedisce al sindacato di inserire nei contratti di lavoro ciò che non riesce ad ottenere per legge? Forse il fatto che ha perso la sua forza contrattuale?

La faccia tosta di Landini che getta la palla in tribuna

Qui sta l’assurda e spudorata faccia tosta di Maurizio Landini, quella di nascondere l’inefficienza e la debolezza del sindacato attraverso trovate inutili e dannose. Per lui, le leggi attuali sui licenziamenti sarebbero “incivili”. Grida visibilmente incazzato che un lavoratore licenziato ingiustamente deve essere reintegrato. Ci fa persino un referendum su questo principio! Eppure, quando è la CGIL stessa a licenziare ingiustamente un suo dipendente Landini e la CGIL scelgono di non reintegrare. 

Chi impedisce a Landini di inserire questa norma nel regolamento del personale dei dipendenti della CGIL? Nessuno, potrebbe farlo già domani mattina. Invece, con tutta la disonesta intellettuale che lo contraddistingue getta la palla in tribuna. A Renzi che lo attaccava ha risposto che se avesse vinto il referendum sarebbe stato disponibile ad appoggiare una legge in tal senso quando non c’e ne alcun bisogno. Infatti se il legislatore dovesse intervenire sui diritti dei lavoratori dipendenti del sindacato sarebbe semplicemente ridicolo per il sindacato stesso.

CGIL un corpo in decomposizione

Come può il segretario di una confederazione agire così? Si batte a parole per i diritti dei lavoratori, per la reintegrazione in caso di licenziamento illegittimo. Poi agisce in modo così platealmente opposto. Contrasta i suoi stessi principi e le sue battaglie. Purtroppo questo comportamento, unito alla sua palese disonestà intellettuale, non riguarda solo il ruolo del segretario generale.

Il punto é che l’impalcatura di questa organizzazione non regge più un corpo in progressiva decomposizione. Persino i suoi organi che dovrebbero garantire la giustizia interna sono piegati e compromessi alla logica del potere per il potere. Lo sono a tal punto che dirigenti, come la segretaria della CGIL sarda, Francesca Nurra non é stata punita nonostante abbia, in concorso con altri, licenziato quel lavoratore a cui si riferiva strumentalmente Renzi in Tv. Questa “nobile signora” sarà sicuramente andata a votare per la giustizia sociale, quando ha calpestato persino quella morale. Se questa non é una deriva anti democratica, una maleodorante e ripugnante realtà, ci dica Landini cosa é.

AUTORE CGL
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