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L’opinione
8 Maggio 2025
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Maurizio Landini lo…Ione

Avete presente gli ioni? Nella chimica, sono atomi che cambiano carica: positivi se perdono qualcosa, negativi se assorbono. Ecco, nel sindacato succede più o meno lo stesso. Ci sono dirigenti che danno, e altri che prendono. Alcuni costruiscono, altri sbilanciano tutto. Maurizio Landini sembra proprio uno di questi: un ione instabile, sempre pronto a cambiare polarità a seconda del pubblico.

Maurizio Landini e la CGIL: le promesse mancate del sindacato

Ascoltate, ascoltate la storia di Maurizio Landini, eroe inconsapevole della gloriosa sinistra sindacale che fu, sempre pronto a sfidare il sistema a colpi di slogan. Però invece di scendere in campo con un elmetto da battaglia, eccolo con un pentolone bucato, dal quale gocciola via tutta la coerenza smarrita nel tempo.

Landini grida indignato contro il sistema pensionistico, denunciando la famigerata legge Fornero. Ma guardate bene: proprio la sua CGIL ha dormito profondamente per anni, senza cambiare una sola virgola della legge. Intanto, nel suo patronato all’estero, dirigenti disonesti rubano persino le pensioni ai poveri immigrati, con Landini in persona che minaccia di denunciarli se osano ribellarsi o raccontare ciò che realmente subiscono.

Contratti da fame e salari ridicoli

Il buon Landini mostra preoccupazione per i bassi stipendi. Tuttavia, sapete chi firma i contratti che inchiodano i lavoratori italiani a soli 5 euro l’ora? Proprio lui, con la firma della CGIL ben evidente. Così, mentre gli stipendi italiani restano tra i più bassi d’Europa, Landini scende in piazza a protestare contro se stesso e le sue firme, in un circolo vizioso di incoerenza e ipocrisia. Tutto questo mentre percepisce un lauto stipendio da dirigente, che lo pone ben al riparo dalle difficoltà quotidiane dei lavoratori che dovrebbe rappresentare. Un paradosso che rende ancor più grottesca la sua indignazione pubblica.

La giustizia va bene, ma solo quando conviene a Landini

Landini sfila orgoglioso contro i licenziamenti, proponendo referendum per reintegrare i lavoratori ingiustamente licenziati. Attenzione però, compagni: la sua stessa CGIL licenzia senza scrupoli i propri dipendenti, perde le cause nei tribunali e ignora perfino gli ordini di reintegro della magistratura. In alcuni casi, la CGIL ha persino continuato a negare il reintegro nonostante sentenze definitive, rifiutando il confronto e calpestando i diritti di chi un tempo rappresentava. Un sindacato che pretende giustizia per tutti, ma si trasforma in datore di lavoro autoritario quando si tratta dei propri errori.

Il pacifista armato

Landini, col petto gonfio di orgoglio pacifista, protesta contro la guerra, ma poi partecipa a una manifestazione promossa dal salotto buono dell’intellettualismo radical chic, organizzata da Michele Serra, firma di la Repubblica, il giornale degli eredi Agnelli. Una famiglia che, con le fabbriche in crisi, guarda oggi con interesse alla riconversione bellica. In quella piazza, Landini evita di contestare la spesa militare o i conflitti d’interesse tra chi fabbrica armi e chi fa opinione. Un pacifismo comodo, buono per i titoli, ma privo di coraggio. Una giravolta morale degna del miglior acrobata da baraccone, buona per stupire il pubblico distratto. Con simili posizioni, il pacifismo di Landini sembra più una posa per i media compiacenti e asserviti, che una autentica scelta.

L’indignato di professione

Quando si parla di integrità morale, Landini non scherza. Corre indignato in televisione per denunciare tutto ciò che potrebbe far presa nel pubblico credulone, disinformato e compiacente. L’ultima gaffe è freschissima: quella sulle violenze fasciste contro un suo dirigente. Peccato che l’aggressione fosse stata inventata di sana pianta. E cosa fa Landini? Silenzio assoluto, nessuna scusa, nessun chiarimento.

Questo episodio dimostra che Landini non è un sindacalista serio, ma un esibizionista mediatico. Uno che non si fa scrupolo di cavalcare qualsiasi argomento, anche il più delicato, pur di mettersi al centro della scena, recitando la parte dell’indignato per guadagnarsi la fiducia dei lavoratori. Una strategia teatrale che punta più all’applauso televisivo che alla difesa concreta dei diritti. E così, tra una comparsata e l’altra, la credibilità finisce in fondo alla lista delle sue priorità.

Democratico a parole, oligarca nei fatti

Landini si presenta come paladino della democrazia e della trasparenza. Tuttavia, dietro le quinte, guida una struttura oligarchica intollerante verso qualsiasi critica. Quando qualcuno viene espulso illegalmente dal sindacato, Landini invece di ammettere gli errori, corre nei tribunali a difendere l’indifendibile. Naturalmente perde, con i giudici che denunciano le contraddizioni interne alla CGIL e il mancato rispetto dei diritti fondamentali degli iscritti. E davanti a questa sconfitta, Landini sceglie il silenzio, che parla molto più di mille parole.

Una formula sindacale che non funziona

Maurizio Landini è diventato il chimico della parola, saturando il sindacato con slogan, proclami e referendum inutili. Le sue iniziative sono miscele instabili, destinate solo a produrre fumo senza sostanza. I social media traboccano di promesse mai mantenute, tanto che ormai non esitiamo a definirlo una delle personalità pubbliche più derise e criticate d’Italia. Se fosse davvero un chimico, passerebbe alla storia per una delle reazioni più disastrose mai viste: come mescolare acido nitrico e bicarbonato in uno contenitore di plastica e presentarlo come riformismo. Ne esce solo una gran bolla, tanto rumore e zero sostanza. Un alchimista della propaganda fine a se stessa, più interessato all’effetto scenico che al risultato concreto.

I numeri che dovrebbero far tremare il sindacato

Dopo l’espulsione illegittima di tre dirigenti colpevoli solo di aver criticato la deriva autoritaria della CGIL, qualcosa si è mosso. Quei dirigenti non si sono zittiti: hanno continuato a dire la loro, a testa alta. E lo hanno fatto da questo sito, diventato in pochi mesi un punto di riferimento per chi non vuole più subire in silenzio.

Dallo scorso ottobre, oltre 32.000 lavoratori in tutta Italia hanno scaricato il modulo per disdire la propria iscrizione. Un dato concreto, verificabile, che esprime una sfiducia crescente verso il sindacato. Altro che malumore passeggero: qui siamo davanti a una frattura profonda.

Nel frattempo, la CGIL ha annunciato con entusiasmo un incremento di oltre 22.000 iscritti nel 2024. Ma, mentre sbandiera questi numeri in conferenze e comunicati, si guarda bene dal rendere pubblici quelli relativi alle disdette. Nessuna trasparenza su chi lascia il sindacato, nessuna analisi delle ragioni di un malcontento diffuso. E se anche il dato sull’incremento fosse vero, e sfidiamo chiunque a dimostrarne l’autenticità, il confronto con le disdette effettuate tramite questo sito rende ancora più evidente il disagio che serpeggia tra i lavoratori. Eppure nessuna autocritica, nessuna scusa rivolta alle vittime dell’ingiustizia, ma sostegno incondizionato a chi quelle ingiustizie le ha perpetrate.

Sorge quindi una domanda spontanea: ma in questa CGIL, sono diventati tutti degli ioni come il loro paladino dalle cause politiche e giudiziarie perse?

Lavoratori, attenti al vostro equilibrio sindacale!

Quindi, compagni lavoratori, attenzione! Troppa esposizione all’anione Landini rischia di compromettere irrimediabilmente l’equilibrio del vostro pH morale e sindacale. Meglio affidarsi a chimici più coerenti prima che il pentolone bucato faccia annegare anche le vostre speranze.

Ora attendiamo con curiosità l’8 e il 9 giugno per scoprire se il buon Maurizio passerà dallo stato di ione a quello di quark. Se gli italiani non andranno a votare giudicandolo non credibile, Landini rischia di diventare come la particella più piccola scoperta dalla scienza. E se così sarà, con le urne che decreteranno che gli italiani preferiscono tenersi proprio quelle leggi che lui fingeva di combattere, il minimo da attendersi sarebbe le sue dimissioni. Infatti, nessuno potrebbe più negare che questo signore sia davvero il più grande stratega che il padronato italiano abbia mai avuto nelle fila del suo nemico. E allora sì, compagni, ci sarà davvero da piangere.

AUTORE CGL
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